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L’istituzione di una biblioteca pubblica nella città di Grosseto si deve alla passione culturale e all'intraprendenza politica del canonico Giovanni Chelli.
Chelli nasce a Siena nel 1809. Ordinato sacerdote nel 1833, nel 1840 viene eletto Rettore nella Penitenzieria della Cattedrale di Grosseto di cui è già canonico.
Sono questi anni di duro impegno sociale e patriottico, manifestato sempre apertamente e anche contro le direttive dei superiori e della Santa Sede. Pagherà tutto ciò con un lungo esilio.
Tornato in Maremma, Chelli inizia a coltivare il grande sogno di creare in città un'istituzione che fosse centro di raccolta di scritti e di oggetti d’arte e fulcro ("uno stabilimento di civiltà") della diffusione di conoscenza.
II 30 dicembre 1858 il Canonico chiede ufficialmente al Capitolo della Cattedrale di istituire una biblioteca pubblica a Grosseto.
Otterrà in concessione tre stanze nei locali del Palazzo Vescovile.
Il patrimonio iniziale ammonta a circa novemila volumi, in parte donati da Domenico Pizzetti, vicario capitolare della Diocesi di Grosseto e dallo stesso Chelli, in parte comprati grazie al legato del vescovo Domenico Mensini. Il Canonico provvede anche ad allestire i locali, acquistando con i propri mezzi gli arredi.
La biblioteca viene inaugurata il 1° marzo 1860.
Chelli, nominato direttore, contatta le personalità più influenti del territorio per chiedere donazioni di libri e denaro in favore della biblioteca, poi si rivolge ai Ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione, fino ad arrivare a re Vittorio Emanuele II e all'imperatore Napoleone III. Grazie al suo impegno, alla fine del 1861 il patrimonio ammonta a venticinquemila volumi e diventa sempre più urgente trovare una sede definitiva e un sostegno economico, dato che il Capitolo non stanzia fondi e le spese sono a carico del Canonico.
Nel 1862 Chelli chiede al Ministero della Pubblica Istruzione di dichiarare la biblioteca governativa, il ministro gli suggerisce di scrivere un lascito testamentario in favore del Regno.
Nel 1864, con un atto inter vivos, il Canonico lascia la biblioteca al Municipio di Grosseto, che accetta il lascito nel marzo 1865 e conferisce all'istituto il nome di Chelliana.
Con la nomina del nuovo vescovo la biblioteca deve abbandonare il Palazzo Vescovile. Chelli, nell'ottobre del 1869, poco prima di morire, chiede per l'ennesima volta al Municipio di trovare una sede definitiva.
Negli anni successivi al 1870 la biblioteca si trova alloggiata presso il Palazzo Provinciale e il dottor Agostino Barbini, vice segretario del Comune di Grosseto, ne diventa bibliotecario-conservatore, fino alla sua morte, nel 1903.
Poi l'incarico passa all'avvocato Giovanni Pizzetti, e, dal 1909, ad Alfredo Segrè, che la dirigerà fino al 1923, anno in cui sarà sostituito da monsignor Antonio Cappelli.
Intanto la Chelliana aveva subito un altro trasferimento: dal Palazzo Provinciale al Palazzo del Tribunale in piazza Baccarini, e infine, nel 1927 viene collocata in via Giuseppe Mazzini, al piano terra di Palazzo Mensini, ospitante il Ginnasio - Liceo G. Carducci - B. Ricasoli.
Sotto la direzione di Monsignor Cappelli la biblioteca accresce il proprio patrimonio, fino a raggiungere, nel 1938, una consistenza di oltre 60.000 volumi.
Nel 1939 ne diviene direttrice Maria Emilia Broli e la biblioteca viene aperta regolarmente al pubblico. Inizia inoltre la modernizzazione delle procedure e una corretta tenuta di registri, inventari e cataloghi.
Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la direttrice fa costruire tre casseforti per custodire manoscritti, libri rari e incunaboli, e le affida al parroco di Istia d'Ombrone.
Il 29 novembre 1943 l'edificio di via Mazzini viene in gran parte distrutto da un bombardamento e la biblioteca viene saccheggiata.
I libri rimasti sono trasferiti in parte a Roselle, in parte presso l'Istituto Tecnico-agrario, ma qui vengono devastati, nel 1944, dall'alluvione.
A guerra finita inizia la ricostruzione dell’edificio del Ginnasio-Liceo e alla biblioteca viene assegnato tutto il piano terra.
Sotto la supervisione di Luciano Bianciardi, nominato Direttore reggente, si riportano indietro i libri dispersi e si comincia il recupero degli esemplari danneggiati dall'alluvione: dei circa 70000 volumi presenti all'inizio della Guerra, era rimasto solo un terzo.
Nel 1950 la biblioteca è riaperta al pubblico, ma con orario limitato e con il solo accesso alle opere di consultazione.
Due anni dopo Bianciardi è nominato ufficialmente Direttore e tutti i servizi della biblioteca sono di nuovo attivi.
Nei primi anni '50 la Chelliana diventa un punto di riferimento centrale nella vita culturale e sociale dei grossetani: Bianciardi organizza conferenze, dibattiti, corsi di formazione per insegnanti.
Nel dicembre del 1954 la carica di Direttore passa al professor Aladino Vitali.
Il 4 novembre 1966 un'altra alluvione provoca danni enormi al patrimonio della biblioteca. Nelle stanze all'ultimo piano i libri vengono messi su fili ad asciugare, con l'aiuto di ventilatori e materiale assorbente inviato dall'Istituto di Patologia del libro di Roma. Molti giovani volontari grossetani collaborano con il personale.
Dal 1985 al 1989 la direttrice del Museo archeologico e d'arte della Maremma, Maria Grazia Celuzza, assume pro tempore anche la guida della Chelliana.
In questi anni vengono effettuati importanti interventi di restauro sulle riviste locali di fine Ottocento, danneggiate dall'alluvione del '66 (tra cui «L’Ombrone» ed «Etruria nuova»), su carteggi e manoscritti e su 74 cinquecentine e altri testi antichi con problemi di conservazione.
Nel 1990 diventa direttore il dottor Valerio Fusi.
Si procede a una ricognizione delle raccolte, allo scarto del materiale inutile, obsoleto, danneggiato e all'arricchimento del patrimonio con acquisti mirati. Da un modello di biblioteca volta soprattutto alla conservazione, si passa ad una biblioteca al servizio dei lettori: i locali a piano terra sono riorganizzati, esponendo a scaffale aperto i libri più recenti; si avvia l’informatizzazione sia della gestione amministrativa, sia della catalogazione e dell’informazione bibliografica; sia apre il fondo locale alla collaborazione degli studiosi e degli enti del territorio; si organizzano conferenze, mostre, incontri con le scuole.
Nel1995 la Chelliana viene trasferita in una sede provvisoria, in via Bulgaria (oggi piazza C. Cavalieri) per consentire il restauro di Palazzo Mensini.
Il 22 ottobre 2018 cominciano le procedure di trasloco per il ritorno nella sede storica.
Dal 27 giugno 2019 la Biblioteca è di nuovo aperta al pubblico in via G. Mazzini 36.
Per approfondimenti si possono consultare:
-l'articolo di Anna Bonelli e Letizia Corso, La Biblioteca Comunale Chelliana: note per una descrizione storica, in «Culture del testo», I, n. 1, gennaio-aprile 1995, pp. 129-139
-il volume di Anna Bonelli La biblioteca comunale Chelliana: storia di un progetto, 1954-2007, Manziana, Vecchiarelli, 2008, tratto da una tesi di laurea specialistica in biblioteconomia all'Università della Tuscia di Viterbo, di cui si riporta la versione digitalizzata della prima parte.